Il "rin-cuorare" dell'ordine

I Verbi del Cuore

Rin-cuorare


Accompagnare, ascoltare, predicare, insegnare, pregare,celebrare, condividere... La lista si potrebbe continuare ben oltre. Sono sette tra i tanti verbi che esprimono le azioni che un prete svolge quotidianamente nel suo ministero di vita presbiterale,
Molti amano chiamarlo il “sacerdote” ('sacer dux' = il signore del sacro), colui che ha maggiori affinità con le cose di Dio. Si chiama anche “presbitero” (da 'presbyteros' = il più anziano), colui che il riferimento attraverso il sacramento ordinato dimostra maturità, esercitandola con grande umanità. Essere anziani significa avere più esperienza, maggiore saggezza e capacità di leggere il corso della storia con gli occhi e il cuore di Dio.
Il prete è il “più anziano” nella fede: la preghiera e il riferimento a Dio diventano una testimonianza continua di affidamento a Colui che fa nuove tutte le cose.
La disperazione non abita la vita del prete: sa di essere continuamente sostenuto ed accompagnato da Dio, che “non lascerà che il suo Santo veda la corruzione” (cfr Salmo 15).
Il prete è il “più anziano” nella speranza: ridona il perdono di Dio, sa trovare parole nuove che infondono COR-aggio di fronte a chi ripetutamente cade e fallisce nella vita. Di fronte alla volontà di dare le dimissioni dalla vita, il prete rinCUOR-a a guardare avanti, con ascolto attento e premuroso, ripetendo che “l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rom 5,5).
Il prete è il “più anziano” nella carità: in-COR-aggia nello stile dell'amore vero, educando a quella carità che non avrà mai fine e che sarà il metro di giudizio finale di Dio.
Rin-CUOR-are è vivere le parole di san Paolo ai Romani: “La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda” (Rom 12,9-10).
In questo modo i preti sono segni vivi dell'attualità del Vangelo: la loro fedeltà nel ministero è la risposta d’amore a quel Dio che li ha sedotti. L’entusiasmo della dedizione è la conferma che chi ama è disposto a qualsiasi servizio per il bene dell’altro.
A tutti i chiamati il Signore conceda un cuore umile e paziente, mite e generoso, simile al suo: per lui amino il posto dove li ha chiamati l’obbedienza al Vescovo, come lui sappiano farsi deboli coi deboli, benedire se insultati, sopportare se perseguitati, confortare anche quando si viene calunniati, diventando per tutti viva espressione della benevolenza di Dio che vuol essere solidale col suo popolo, fino a diventarne la vittima sacrificale che ottiene la salvezza di tutti.
 

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